Cervinia Snow Bike Show: sembrava una cosa da pazzi! - Episodio due

Che posto unico al Mondo, Cervinia. Una città in mezzo ai ghiacciai. Ma come ci si equipaggia per pedalare con un freddo cane?

Il Mucchio Selvaggio

Cervinia è una delle località sciistiche più famose delle Alpi. Si tratta di una conca ubicata a quota 2.050 m, ai piedi del Cervino, una delle montagne più spettacolari d'Europa, alta ben 4.474 m. Sono pochi, nel nostro continente, i paesi abitati tutto l'anno a superare i duemila metri. Ci vengono in mente Pradollano sulla Sierra Nevada in Spagna (esteso tra i 2.370 e i 2.140 m), Val Thorens in Francia (2.300 m), il Passo Pordoi sulle Dolomiti (2.236 m), Trepalle in Valtellina (che spazia tra i 2.209 e i 2.069 m), Juf in Svizzera (2.126 m), Tignes (2.100 m), La Plagne (2.100 m) e Saint-Véran in Francia (2.042 m), Sestriere in Piemonte (2.035 m).

Oltre che dal Cervino, il paese è dominato da una sfilza di Quattromila che incombono verticalmente sopra le case a nord e a ovest. A est, invece, i pendii sono più dolci e salgono verso il Monte Rosa e i suoi ghiacciai.

La storia di questo posto è entusiasmante, per gli amanti delle strade alpine di alta quota. Infatti era frequentato dai commercianti già al tempo degli antichi romani, perché era la base di partenza per la traversata del Colle del Teodulo, alto ben 3.295 m sul livello del mare, che consentiva di scendere in Svizzera. Nel 1789 lo scienziato Horace-Bénédict de Saussure, considerato il padre dell'alpinismo, durante le sue esplorazioni montane finì nella conca, che gli abitanti locali chiamavano Breil, mentre il monte che la dominava era il Servin. Lui francesizzò tali toponimi in Breuil e Cervin e descrisse tali posti in uno dei quattro volumi dei suoi Voyages dans les Alpes.

De Saussure dipinto da Christian von Mechel mentre scala il Monte Bianco, nell'agosto del 1787.

Il Cervino divenne così una delle mete del Gran Tour attraverso l'Italia, il viaggio di formazione culturale degli aristocratici europei. Da semplice alpeggio, Breuil diventò una meta turistica e sorsero i primi alberghi. La prima scalata del Cervino risale al 1865. A partire dal 1915, qui venivano ad allenarsi gli sciatori del Battaglione Alpini Sciatori Monte Cervino. Negli anni Trenta un gruppo di imprenditori piemontesi interessati alla realizzazione di dighe e bacini idroelettrici capirono che Breuil aveva il potenziale per diventare una stazione sciistica con i fiocchi. Tra il 1934 e il 1939 vennero così costruite una strada per portare le auto a Breuil e due funivie in fila indiana che salivano fino al Plateau Rosa, 3.488 m: per anni è stato l'impianto più alto d'Europa. Il governo fascista, che stava modificando i nomi non italiani di svariate località alpine (Courmayeur diventò Corte Maggiore, Sauze d'Oulx invece Salice d'Ulzio), decise che al posto di Breuil andava usato il termine Cervinia. Curiosamente, proprio lo scorso autunno la sindaca della cittadina, Elisa Cicco, ha deciso che il nome Cervinia, legato appunto all'epoca fascista, andava eliminato a favore di Le Breuil. Ma un sacco di gente di peso s'è opposta, perché è come quando Piaggio decise di cambiare nome alla Vespa e la chiamò Cosa: uno dei suicidi commerciali più agghiaccianti di sempre. Per il Mondo, Cervinia è Cervinia, ormai è fatta. Del resto, la gara Dakar continua a chiamarsi così anche se arriva dappertutto, tranne che in Senegal.

La spedizione italiana che conquistò il K2 nel 1954 venne a Cervinia per allenarsi, ma questo non c'entra con la questione del nome.

Nel 1952 venne costruita una funivia del terrore, quella che saliva sul Furggen, 3.492 m. Ci arrivava con uno spaventoso volo a campata unica, che terminava in vetta ad una montagna dalle pareti verticali, molto amata da chi soffre di vertigini. Come scendevano dalla cabina della funivia, gli sciatori dovevano affrontare una pista nera che passava sull'orlo di un burrone alto centinaia di metri: successe che qualcuno cascò di sotto, uccidendosi e così venne costruito un tunnel da affrontare con gli sci in spalla. In seguito è stato realizzato il collegamento con le piste di Zermatt, cosa che permette di salire sulla funivia più alta d'Europa, quella del Piccolo Cervino, 3.883 m. La più alta del Mondo si trova in Venezuela e sale sul Pico de Espejo (4.765 m).

Ma perché ho detto che la storia di questo posto interessa gli amanti delle strade di alta montagna?

Perché la strada di servizio degli impianti di risalita, che sale fino ai 3.317 m del Rifugio Teodulo, è la più alta d'Europa. Da fare in bici è tostissima: da Cervinia è sterrata e ripida, perché si tratta di 9 km al 14%, sempre a quote altissime, che rendono faticosa la respirazione. Fatta da Chatillon, il dislivello sarebbe di 2.840 m no stop, praticamente mille in più dello Stelvio da Spondigna...

Amarcord

Fin da piccolo, negli anni Settanta, sentivo parlare di Cervinia come di uno dei posti più prestigiosi per lo sci, per tutta una serie di motivi: abbondanza di piste, paesaggi da delirio, quote e dislivelli elevati, possibilità di sciare 12 mesi all'anno, edifici moderni disegnati da architetti famosi, presenza di Vip, in testa a tutti Mike Bongiorno, che qui aveva la casa e che venne nominato cittadino onorario. Nel 1982, quando andavo al liceo, con i compagni di classe organizzammo una sciata a Cervinia. Prendemmo il pullman in Piazza Castello a Milano e arrivammo su la sera. Io ero suggestionato. La luna piena illuminava da dietro la mostruosa mole de La Dent d'Hérens (4.174 m). Il paese aveva il fascino della grande città portata in montagna, con diversi edifici interessanti, firmati da architetti famosi come Mollino e Muzio ed altri a livello di ecomostro. Mentre mi guardavo intorno, vidi la soubrette Heather Parisi passare a piedi ridendo e scherzando con un tamarro vestito con pantaloni di pelle. I due poi salirono su una Range Rover e sgommarono via. Ero stupito: la Parisi era molto bassa, ma guardandola in tv non lo avevo capito.

La sciata fu epica. 1.500 m di dislivello con una quota minima di 2.050 m! C'erano piste dedicate a chi voleva scendere a uovo senza travolgere il prossimo. Salimmo al Furggen, ma fu un'esperienza traumatica. La funivia si fermò di colpo mentre si trovava ad un'altezza stratosferica e si mise a oscillare, mentre la gente urlava dal terrore. Una volta in cima ci toccò affrontare quel tunnel, che aveva i gradini ghiacciati e c'era il rischio di ammazzarsi. Come uscivi dal tunnel ti ritrovavi sull'orlo di una pista nera molto ripida, da cui si vedeva un panorama fantasmagorico. L'impianto però era critico. Il vento rappresentava un grosso problema, erano parecchie le volte in cui non si poteva salire e in più interessava a poca gente, dato che si poteva fare solo una pista nera.

Undici anni dopo la mia sciata, nel 1993, una delle funi si ruppe per colpa del ghiaccio che si era accumulato e la Cervino Spa, la stessa che ha organizzato la nostra discesa in bici, decise di lasciare perdere e di mandare in malora l'impianto.

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La bastionata del Furggen fotografata da Plan Maison, circa mille metri più in basso. Come tutti i luoghi abbandonati, la stazione di arrivo della funivia esercita un fascino perverso, tanto che Riccardo Villa di Motociclismo.it le ha dedicato la propria tesi di laurea in architettura. La pista nera scendeva da destra a sinistra ma, nella foto successiva, vedremo che grosso problema è sorto lassù.

In seguito è stato realizzato il collegamento con Valtournenche. Oggi è possibile fare una discesa spaziale di ben 2.330 m di dislivello, dal Piccolo Cervino a Valtournenche, lunga 16 km. C'è la leggenda che dice che la pista Ventina, che da Plateau Rosa scende a Cervinia, si chiami così perché sarebbe lunga 20 km, ma purtroppo è una palla. La Ventina è lunga 8 km, in realtà. Che sono tanti, per una pista da sci. E che a noi interessano un sacco, perché è la pista che dovremmo percorrere con le biciclette: sono 8 km al 18%, con punte al 40%. Ovvero una pendenza importante, se l'affronti su fondo innevato.

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Un altro amarcord riguarda una gita in mountain-bike di due giorni che facemmo nel luglio del 1989. Valtournenche-Cervinia-Rifugio Duca degli Abruzzi (2.802 m)-Plan Maison-Colle delle Cime Bianche Superiori (2.982 m)-Valtournenche.

Nel 1989, quindi, ero riuscito ad avere delle foto con le biciclette sotto al Cervino. Adesso, 35 anni dopo, si tratta di tornare a fare la stessa cosa e negli stessi posti, ma con la neve! Per cui, visto che le previsioni prevedono cattivo tempo, temo che quella montagna sarà nascosta dalle nuvole.

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Vedete? Questa è la locandina che Cervino Spa ha realizzato per pubblicizzare i bike park di Cervinia. Evidentemente, il giorno stabilito per incontrarsi con il fotografo c'erano le nuvole, non potevano rimandare e hanno dovuto scattare con la vetta coperta. Io temo che a noi andrà ancora peggio.

Il programma prevede la partenza della discesa alle 17.30 e già sappiamo che non ci faranno salire a 3.488 m, per colpa del vento. Dalle 14 in poi sarà possibile prendere la funivia per... boh? Ci sono tre tronconi: Plan Maison (2.561 m), Laghi Cime Bianche Superiori (2.800 m) e, appunto, Plateau Rosa. Il mio timore è che non ci facciano salire neanche a Plain Maison e che la cosa si risolva in una parata a pedali in giro per il paese... Ѐ per quello che gli amici scettici, portati al pessimismo, hanno mollato ed è lo stesso motivo per cui ci sono meno partecipanti rispetto al 2023: 60 contro 150. Ma un evento così è troppo clamoroso per fare i disfattisti e non sperare fino all'ultimo che si possa fare qualcosa di grandioso. Ma è così che vanno le cose: quando c'è in ballo una gita e prevedono cattivo tempo, c'è chi lascia subito perdere e chi invece spera che le previsioni siano sbagliate o, per lo meno, meno drammatiche del previsto. Ogni lasciata è persa. E poi solo il fatto di vedersi con gli amici e di provarci vale la pena, anche perché spesso ci si diverte anche col cattivo tempo: sempre meglio che stare a casa.

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Arriviamo a Cervinia all'ora di pranzo e il clima è strano. Nevica a radi fiocchi, ma ci sono ampi squarci di cielo blu. Il Cervino è già coperto, maledizione. Le previsioni vanno verso il peggioramento, per cui temo che farò delle foto di cacca.

Ecco il monumento dedicato a Mike Bongiorno che, come detto poco fa, era stato insignito del titolo di cittadino onorario di Cervinia. Lui aveva qui una seconda casa, che frequentò per lunghi periodi tra il 1957 e il 2009.

Ma mio figlio, Filippo detto il Pupu'z, che ha 17 anni, mi spiazza. "Chi è Mike Bongiorno?". Caspita, è vero che Mike è morto quando il Pupu'z aveva solo tre anni, ma in famiglia parliamo spesso delle persone famose che hanno rivoluzionato la Storia. Credevo di avergli insegnato i fondamentali. Gli avevo parlato del Caravaggio, di Giuseppe Garibaldi, di Robert Smith, di John Tomac, di Kevin Schwantz, ma di Bongiorno mai. Beh, che dire, è stato uno dei presentatori più famosi durante un'era geologica in cui non solo mancavano internet e, di conseguenza, TikTok, ma non c'erano neanche le tv private e i canali televisivi erano due, per cui, volente o nolente, il Rischiatutto di Mike te lo dovevi beccare, se volevi guardare qualcosa in tv. E quante gaffe faceva! "Signora, lei m'è cascata sull'uccello".

Avevo appena compiuto dieci anni quando Mike Bongiorno venne filmato in vetta al Cervino per pubblicizzare la grappa Bocchino, quella del sigillo nero. Ricordo bene quella pubblicità e il piumino rosso "come piace a me".. Si vedeva lui sulla vetta urlare "Sempre più in alto!".

Il dietro le quinte di quello spot: lui in vetta al Cervino c'è stato portato in elicottero e il filmato è stato fatto subito, ma il tempo s'è guastato e ci sono volute tre ore prima che riuscissero a riportarlo a bordo. La leggenda dice che lui stesse morendo di freddo e che nella bottiglia la grappa ci fosse veramente, per cui lui se la bevve tutta, venendo caricato sull'elicottero bello etilico.

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Grazie alla telefonia mobile, scopriamo che i due survivor del nostro gruppo sono nella via dello struscio di Cervinia, Via Carrel, a caccia di cibo. 

Gli amici in questione sono quel Muttarone che ci ha dato la dritta per questo evento e Tz, che si chiama soltanto con due lettere per compensare una statura esagerata. I due ci propongono di mangiare in un locale dove cucinano un piatto tipico di Cervinia, conosciuto soltanto in Valle d'Aosta: si chiama pizza e consiste in un impasto di farina, acqua, lievito, che viene poi arricchito con pomodoro e mozzarella. Volendo, però, ci puoi aggiungere acciughe, funghi, peperoni, salsiccia, gamberetti e basilico. I turisti americani la vogliono con ananas e ketchup.

La famosa pizzata della via Carrel. Si notano diverse cose: i pedali flat, per i motivi detti in Puntata Uno; la presenza di Tz e Muttarone; e il profondo buco sotto le scarpe del Pupu'z, dovuto all'assenza della placchetta dei pedali automatici. Come mai? Perché le scarpe sono nuove di pacca. 

Ѐ giunta quindi l'ora di parlare dell'equipaggiamento, perché questa non è una gita qualsiasi. Le previsioni non parlavano soltanto di neve, ieri, ma anche di una temperatura di -18°, su a Plateau Rosa, prevista per l'ora della partenza. Ed io ho pensato: conviene prendere la funivia il più presto possibile (alle 14) per evitare che dopo, magari, la chiudano per colpa del vento. Quindi ciò significherebbe passare un tre ore buone lassù, con temperature dai -10° in giù: quindi devo vestirmi bene, per non morire di freddo. E così, alle 14 si va a prendere l'impianto, scoprendo che nel frattempo non sta nevicando, che il cielo è sgombro di nubi e che si vede il Cervino! Dai, forse riuscirò a fare le foto alle bici con la mitica montagna dietro.

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Per essere un evento che costa minimo 10 euro, a chi si iscrive, la placca col numero è bellissima. 

Ci scodellano a Plan Maison (2.561 m), un pianoro di cui le leggende narrano che, nelle giornate di bel tempo, chi ha la vista aguzza è in grado di vedere il Cervino, all'orizzonte.

In pratica la discesa la faremo da qui, mozzando un bel 900 m di dislivello dall'idea originale. Del resto, c'è un vento notevole, a raffiche, che solleva nubi di polvere ghiacciata. Ma parliamo di 'sto equipaggiamento, orsù. Abbiamo un padre e un figlio che amano le atmosfere invernali, ma 40 anni di differenza li orientano in maniera diversa nei riguardi del proteggersi dal freddo. Il giovane ha poca esperienza, tanta resistenza e la sfrontatezza dei 17 anni, per cui tende a vestirsi poco. Il vecchio ha preso un sacco di freddo nel corso di milioni di anni, sa cosa può succedere e quindi si equipaggia anche più di quello che serve.

Il Pupu'z, per l'occasione, si è vestito con un completo Dainese, ineccepibile per quanto riguarda la parte al di sopra dell'ombelico, ma un po' troppo leggero per quanto riguarda il sotto.

Dainese non produce abbigliamento per pedalare d'inverno, ma ha capi dedicati allo sci che vanno benissimo anche per il ciclismo polare. La scelta più ardita sono le scarpe estive, ma non è l'unico. Sono in diversi a usarle, per avere la massima mobilità dinamica durante la discesa, della serie "ma sì, avrò un po' di freddo, poi mi scaldo". Il problema, come il Pupu'z verificherà personalmente, è che la suola delle scarpe estive non è il massimo, se devi fare a piedi dei pendii innevati.

La mia mise è decisamente più himalayana della sua.

In testa ho un casco da sci, bello caldo, con una maschera Ariete che mi ha regalato il chitarrista Maceroni durante un evento a Madesimo tre anni fa: è di quelle la cui lente si adegua al sole come al cattivo tempo. Ho un piumino pesante della Simond indossato sopra uno della Macna riscaldato elettricamente. Poiché la minima della giornata sarà di -6° e non di -18°, non lo accenderò. Per quanto riguarda i guanti, di invernali specifici per la bici ne ho comprati parecchi, ma mi hanno deluso tutti, tranne gli Sturmfist 4 di 45Nrth, ma solo... perché non li ho mai provati. Non capisco cosa intendano le Case di abbigliamento ciclistico quando parlano di guanti invernali, perché sono sempre sottili e troppo freddi per i giri che faccio io. La risposta che mi sento dare tutte le volte è che se fossero più spessi non ci sarebbe più abbastanza sensibilità per frenare e cambiare, ma a) è una palla, b) che sensibilità ho quando uso guanti sottili con le mani congelate? Risultato, quando faccio queste cose uso guanti invernali da moto, con i quali riesco a frenare benissimo. Devo però dire che i guanti da moto invernali non sono tutti uguali, alcuni sono troppo rigidi e sono fastidiosi da usare persino con le megaleve motociclistiche. In questo caso ho su dei T.ur con i quali riesco a frenare e cambiare benissimo. Pantaloni Marmot da alpinismo con calzamaglia. Scarpe canadesi Kamik da tundra artica, dichiarate confortevoli fino a -40° e ottime anche per pedalare, perché non sono grosse. Ho scelto il modello Fargo semplicemente perché mi piace l'omonimo film, anche se lo hanno girato a Brainerd e a Grand Forks e non veramente a Fargo. Inoltre mi piace la Salsa FarGo.

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Anche i miei amici hanno scelto modi opposti di vestirsi. A Muttarone il freddo e la neve fanno un baffo, perché s'è presentato con un look da downhiller estivo. Unica concessione al clima non propriamente estivo è quel giacchino antivento. La bicicletta è un'Ancillotti: lui è innamorato di quello schema di sospensioni "tirate e non spinte" da praticamente prima che nascessero.

Da dove ci troviamo si vede l'impianto che sale fino a Plateau Rosa.

Effettivamente è chiuso anche per gli sciatori, anche se ingrandendo la foto si vede della gente scendere lassù a destra: ma potrebbero essere scialpinisti, tipo i nostri amici paccari. Lo skipass giornaliero qui costa tra i 47 e gli 83 euro a seconda di cosa tu voglia fare: se vuoi andare fino a Zermatt, la cifra è la più cara. Ma c'è il rischio di spendere quei soldi e poi non riuscire a salire sul ghiacciaio per colpa del vento.

Colpo di scena!

Mentre stiamo a Plan Maison a goderci il paesaggio e ad aspettare che sleghino i cani, arriva una donna, che ci parla con un fluente francese, come se fossimo a Briançon. Cavalca una e-bike fat della Fantic e sembra piuttosto disinvolta in sella. All'inizio non capiamo niente di quello che ci sta dicendo, poi il meno scemo di noi ci arriva: la tipa è molto gentile e ci sta informando che hanno deciso di farci salire un po', con una cabinovia. Plateau Rosa resta un sogno, ma almeno scenderemo da più su, esattamente dal Lago delle Cime Bianche Superiori, a quota 2.800 m. Ricapitolando: era previsto che partissimo da 3.500 m, poi sembrava che non si salisse per niente, quindi ci hanno concesso i 2.561 m e adesso siamo a 2.800 m... Dai, va bene così.

(fine puntata 2)

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