Dimmi che ciclista sei, ti dirò l'e-bike che fa per te

Esiste un'e-bike per ogni indole ciclistica, anzi azzardiamo a dire che più delle muscolari le bici a pedalata assistita vanno incontro a predisposizioni diverse. Qui ne individuiamo quattro: voi a quale vi sentite più vicini?

Le e-bike appartengono alla categoria degli oggetti elettronici inventati da poco e, quindi, sono soggette a una continua evoluzione, come quella di cui hanno goduto gli smartphone, i personal computer, i Gps e le fotocamere digitali, dove cinque anni equivalgono ad ere geologiche. Nel corso degli ultimi 5-6 anni i motori delle e-bike hanno guadagnato coppia (più o meno dai 60 ai 90 Nm), sono diventati più fluidi da spenti e le batterie hanno aumentato la loro capacità (erano tutte sui 400 Wh, adesso vanno dai 600 ai 900). Sono state create possibilità di interazione tra i motori e gli smartphone, in modo da personalizzare i vari livelli di assistenza. Sram ha introdotto un sistema di trasmissione più robusto, che però non ha preso piede nonostante i kit per le bici tradizionali siano sottoposti a grossi stress se montati sulle e-bike. Si sono ormai imposti i telai in cui le batterie sono integrate nel tubo obliquo, anziché essere esterne. È nata anche una nuova categoria di e-bike, che sfruttano motori molto compatti, con poca coppia e batterie intorno ai 300 Wh, destinate a chi vuole avere una bicicletta leggera, dove l’intervento umano sia ancora preponderante, ma con la possibilità di ricevere una spinta in più nei momenti di crisi, oppure per essere più veloci a parità di impegno fisico: è la tipologia più diffusa tra le bici da corsa strada. I motori nel movimento centrale sono i più diffusi tra le bici di un certo livello. Quelle economiche e, all’opposto, quelle a potenza libera li hanno invece nel mozzo, quasi sempre posteriore. Il sistema Zeus che prevede motore e batteria entrambi nel mozzo non ha fatto proseliti. Questa, a grandi linee, è la situazione tecnica attuale. Ma a chi serve una e-bike?

Il commuter

Usare una e-bike in città per andare al lavoro tutti i giorni dà dei grandi vantaggi. Uno dei nostri preferiti è che ci consente di passare per parchi e isole pedonali, rendendo il tragitto molto più interessante. Rispetto alla bicicletta muscolare permette di arrivare in ufficio senza sudare e di tornare sereni a casa: a fine giornata spesso si è stanchi e non si ha voglia di fare fatica. Ovviamente la cosa non interessa chi va al lavoro in bicicletta per mantenersi in forma. In realtà anche con l’assistenza elettrica si fa decisamente più attività fisica che in auto o in moto, ma non come con una bici tradizionale. L’e-bike quindi interessa chi vuole andare al lavoro con un mezzo pratico ed agile, facendo un minimo di movimento. Qui però si aprono diverse possibilità, perché sono diverse le filosofie tecniche legate alle traversate urbane. C’è chi vuole una biciclettaccia scadente: fa pochi km ogni giorno ed è a rischio furto, per cui usa volutamente una bici di scarsa qualità per scoraggiare i ladri… e per non soffrire in caso non si fossero scoraggiati. Al momento, però, di e-bike scassate da 50 euro non ne esistono ancora. C’è chi copre lunghe distanze e, quindi, vuole una bici veloce e scorrevole, in grado di caricare la borsa da lavoro e di non aprirsi in due sulle buche cittadine e sul pavé: può essere una trekking o una gravel. Se non proprio le sospensioni (che alcune city e-bike montano, in effetti) sono molto comodi pneumatici di elevata sezione, almeno 1,5”. Ci sono quelli che combinano la bicicletta con i mezzi pubblici, per cui usano delle pieghevoli che poi si portano in ufficio, per scongiurare i furti. Infine, ci sono le cargo: derivano dalle biciclette dei panettieri ma rappresentano una nuova frontiera di mobilità urbana, in cui rimpiazzi l’auto con una bicicletta in grado di portare due bambini, o la spesa settimanale. Queste ultime hanno senso soprattutto se elettriche, essendo mezzi esclusivamente pratici e molto pesanti.

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La categoria delle e-bike cargo è in crescita, in foto la Tern Stuttgart.

No stress

C’è chi potrebbe usare la bicicletta muscolare per fare gli stessi percorsi che fa con la e-bike, ma non ha voglia di faticare più di tanto. In questa categoria ci sono in realtà due tipi di persone: quella che non si è mai allenata, che non è mai andata in bici, che ha sempre rifiutato l’idea di fare fatica e poi quella che pedala da anni, fa sempre gli stessi percorsi e s’è stufato di impegnarsi fisicamente e mentalmente per portarli a termine. Con l’e-bike quindi fa le stesse identiche cose di prima, ma con uno stato d’animo più tranquillo e rilassato. Qualunque bici prenda, dovrà scegliere l’autonomia in base al tipo di gita che intende fare, ovviamente.

Lo sportivo

In generale chi è allenato ha impiegato anni a raggiungere una certa forma fisica e mentale: ne va giustamente orgoglioso e guarda con disgusto e orrore questi meccanismi elettrici che vanno ad inquinare la purezza del gesto atletico e pure il fascino di andare in giro con uno strumento completamente meccanico, leggero ed essenziale, che non ha bisogno di batterie e punti di ricarica per andare in giro. Tuttavia aumentano sempre di più coloro che, nonostante siano in grado di domare senza problemi la fatica, acquistano le e-bike. In generale lo fanno per tre motivi. Uno è semplice: le e-bike sono divertenti. Avere questa spinta mentre pedali rende la guida molto gustosa. Quindi uno dice: io spingo come se fossi con la muscolare, facendo la stessa fatica, ma andando molto più forte. Secondo, a parità di fatica sei più veloce e impieghi meno tempo a fare i giri. Verrebbe da dire “fai giri più lunghi”, ma quello dipende dalle batterie. Il paradosso delle e-bike è questo: hai meno autonomia che con una muscolare. Dipende da quanto è capace la batteria che hai a bordo, da quanta assistenza usi e da quante batterie ti carichi nello zaino. Un altro paradosso è che in salita vai più forte, in pianura no: con le biciclette Codice da 250 W, il motore si disinnesta sopra i 25 orari, quando un ciclista allenato di solito tiene i 30 senza problemi con una muscolare. E qui entrano in gioco i vari motori, perché alcuni quando si disattivano soffrono di un attrito notevole (è soprannominata “pedalata contromotore” perché devi combattere col fatto che i pedali sono collegati agli ingranaggi). Negli ultimi due anni i costruttori si sono impegnati a ridurre tale attrito, ma non sempre. Il terzo motivo è legato all’ultima generazione di e-bike con motori leggeri e poco potenti: sono quelle ideali per gli sportivi, perché sono leggere, intervengono poco e, in alcuni casi, vedi Fazua, puoi staccare in un colpo solo motore e batteria e usare la bici come una normale e leggera. A cosa servono bici così? A integrare una pedalata comunque potente e a dare una mano in quei giri in cui si va in crisi: una salita di troppo, un tratto con vento contrario, un ritorno a casa senza più energie. Bici di questo tipo, con motori Fazua, Specialized, Mahle e Bafang, sono disponibili su telai corsa strada, gravel e mountain-bike. In questo senso l’ingresso nel settore di un colosso del ciclismo su strada come Colnago sembrava avere dato la scossa decisiva al mercato delle road e-bike, ma sembra che la nuova proprietà non sia più interessata al discorso elettrico.

Il turista

Il viaggiatore in bici che vi stiamo per descrivere potrebbe venire assimilato al pigro, perché stiamo parlando di una persona che adora fare turismo con un mezzo come la bicicletta, che è piccola, leggera, agile, divertente, va ovunque, è silenziosa, non inquina e permette di immergersi nel paesaggio vivendolo sulla propria pelle. Ma non è uno sportivo, non fa gare, non si deve allenare e non sta sfidando niente e nessuno: è in vacanza, sta viaggiando, vuole godersi la guida, le città, i paesini e i bei paesaggi, per cui non trova appagamento nel fare fatica e nel guadagnarsi la meta soffrendo. Uno potrebbe dire: allora che vada in moto. Ma è diverso. Con la bici elettrica comunque pedali. La sensazione è di andare in bici. Se le tappe sono lunghe hai pure dolori vari al sedere, al collo, alla schiena, ai palmi delle mani, agli avambracci… Puoi fare ciclabili, parchi, sentieri, isole pedonali. Te la puoi portare in camera, in albergo. Il mercato però non offre biciclette dotate di ampia autonomia. Se siete coloro che fanno 100 km al giorno come minimo e dormite in tenda nei boschi, dovete portarvi tante batterie, e queste pesano tre chili e mezzo ciascuna. In generale il mercato produce ciò che la gente vuole, pertanto ci verrebbe da dire che i viaggiatori in bici a pedalata assistita che coprono grandi distanze in totale autosufficienza siano talmente pochi che solo una Casa, la Riese & Müller, ha pensato a loro (anche se con due batterie da 500 Wh ciascuna: pensate che roba se fossero i 900 Wh delle Olympia…). Ci par di capire che l’utente medio delle e-bike faccia giri con chilometraggi inferiori a quelli massimi permessi dalla propria batteria e che la sera preveda la ricarica in albergo.

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