di DaBike
21 January 2024

Città 30: Bologna la prima a crederci... e dopo? Cosa dobbiamo aspettarci?

Città 30. La proposta di legge ora è realtà. Da pochi giorni, Bologna è diventata la prima grande città italiana ad introdurre questo limite in tutte le aree della metropoli. Dopo un primo periodo di prova, circoscritto solamente ad alcune zone, la decisione è stata estesa e confermata. Abbiamo sentito il parere di chi ha fatto della mobilità sostenibile la sua professione.

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L’approccio è errato. Città 30 può essere il primo vero passo verso la mobilità sostenibile. La pubblicizzazione che è stata finora portata avanti, si è soffermata sulla privazione che ne deriva e non sulle possibilità che possono nascere, come la sicurezza del cittadino e il benessere ecologico.”. Queste le parole di Patrick Kofler, fondatore del team Helios, che aggiunge “Ma vi posso assicurare che a Bologna seguiranno presto altre città!”. Helios è una società di consulenza e comunicazione per mobilità e turismo sostenibili con sede a Bolzano, una realtà composta da 8 ragazzi amanti e, allo stesso tempo, fruitori della bicicletta per gli spostamenti quotidiani. Detta così potrebbe essere percepita semplicemente come un’agenzia di marketing focalizzata su tematiche “green” in realtà, dalla sua fondazione avvenuta nel 2001, gestisce progetti di rilievo in tutta Europa legati alla mobilità bike friendly. Le radici di Helios sono da far risalire ad un viaggio universitario di ricerca e studio condotto in Ecuador, in cui lo stesso Patrick, laureato in scienze naturali, e l’amico Günther, laureato in design e comunicazione, durante il soggiorno fra le verdi ed incontaminate aree della foresta amazzonica, si sono imbattuti in un enorme sito di trivellazione petrolifera, decisamente in forte contrasto con l’ambiente circostante. Da qui la volontà di agire in modo attivo e concreto per dare il via ad un processo di cambiamento socio-ambientale. Lo spirito videoamatoriale che ha accompagnato i ragazzi nell’esperienza, è stato tradotto nel documentario “Shuar – I figli del dio invisibile”, presentato in tutta Europa, giungendo fino agli studi Rai di Montecitorio.

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Le parole da sole non bastano, devono seguire i fatti e la creazione di un’azienda è stata fondamentale per dare un’identità al progetto, il quale ad oggi si prefigge di portare il concetto di sostenibilità al centro della cultura. Di per sé non è stato complicato applicare all’iniziativa il background universitario, ed il primo progetto di Helios è stato realizzato proprio in collaborazione con il comune di Bolzano, tutt’ora attivo, avente il nome di Bici Bolzano.

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Si tratta di una pianificazione strategica della segnaletica ciclabile che riprende nello stile le indicazioni universali della metropolitana tramite colori e simboli, per questo di facile interpretazione sia dai ciclisti locali sia dai turisti, permettendo di orientarsi e raggiungere velocemente i diversi punti di riferimento della città. Siamo stati fra i primi a diffondere questo modello, ribattezzato più tardi come bicipolitana (una metropoli a misura di bici, dove le rotaie sono i percorsi ciclabili e le carrozze sono le biciclette, ndr)”. Ma lo scoglio si è manifestato a livello economico e, nonostante i numerosi progetti avviati su tutto il territorio italiano, la “fuga di cervelli” è stata inevitabile. I fondi pubblici difficilmente reperibili in Italia non sono mancati soprattutto in Germania dove, a seguito di alcuni bandi vinti a livello nazionale, si sono innescati importanti progetti in città come Berlino, Stoccarda e Monaco. “Ero incredulo! - mi dice Patrick - Stiamo parlando di città che accolgono le sedi storiche di grandi case automobilistiche come Mercedes, Porsche e BMW. E sono ben disposte ad accogliere lo spostamento in bici!”. Sembra un paradosso, ma le idee promosse da Helios sono state vincenti: a Monaco, ad esempio, hanno organizzato Fahrrad Munchen, una sfilata di moda con ospite la rivista Vogue, in cui i modelli sfoggiavano gli abiti pedalando in sella a biciclette. Oppure il progetto Fahrrad Berlin, che vede nella città tedesca la creazione di un “marchio” che comprende e unifica in un’unica linea comunicativa tutto quello che riguarda la mobilità in bici (segnaletica orizzontale, posteggi bici, volantini…). Piccoli simboli ed iniziative che mirano a cambiare la cultura del cittadino in merito alla visione di una nuova e possibile modalità di spostamento.

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Nonostante il più lento approccio, la crescente attenzione rivolta alle tematiche ambientali, hanno fatto sì che Helios sia tornata ad operare anche in Italia. “A Bressanone, ad esempio, in accordo con il sindaco, abbiamo messo in piedi il progetto E-Bike 2 Work. L’idea è stata quella di acquistare 200 biciclette elettriche da affidare a rotazione ed annualmente ai cittadini a fronte di un piccolo contributo iniziale utilizzato per la manutenzione dei mezzi e alla compilazione di un questionario da compilare necessario per l’assegnazione. L’iniziativa sta riscontrando un alto successo ed ha così reso effettivamente tangibile la possibilità di uno spostamento del tutto sostenibile con un mezzo ecologico come la bicicletta

La chiacchierata con Patrick è volta al termine, ma una curiosità è rimasta in sospeso fin dalle prime battute. Come fa ad essere sicuro che Bologna non sarà la sola Città 30?: “Stiamo ora collaborando con uno fra i maggiori esponenti in materia, Matteo Dondè, architetto urbanista ed esperto in pianificazione della mobilità ciclistica. Le nostre strade si sono già incontrate in passato lavorando su altri progetti di biciplan (Piani della Mobilità Ciclistica, ndr) condivisi ed ora siamo di nuovo insieme su Trento, una delle prossime città ad applicare il limite, o meglio l'oppurtunità 30.”

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