Inizia il film e subito la villa, in cui si svolgono gran parte delle scene, ci riporta alle estati in cui, da piccoli, ci portavano in magioni simili, di amici di amici. Scatta il meccanismo di immedesimazione, ma anche il gioco di “geolocalizzazione”. Quell’estate tanto simile alle nostre dove si svolge? La risposta è in una scritta che compare all'inizio, apparentemente depistante: “Da qualche parte nel Nord Italia”. Guadagnino pare non volerci svelare troppo, eppure, subito dopo, si sentono nominare Montodine, Crema e Moscazzano. Forse il regista, con quella iniziale e vaga allusione geografica, voleva ammonirci che il bello è qui ma potrebbe essere anche altrove. Perché l’Italia è quella miniera diffusa di sorprese che sappiamo. E, soprattutto, capiamo che siamo nelle sterminate e bellissime campagne che circondano Crema. Se sei di Milano e ti piace andare in bici facendo fuoristrada contemplativo, non puoi non finire qui. La Pianura Padana sembra noiosa e tutta uguale per chi non sa guardarla, quella cremonese per noi è la più bella per le sue asimmetrie, le promesse che ci fanno i suoi boschi che diventano muraglie, le sue strade d’acqua, le sue cascine, i suoi santuari abbandonati con le loro storie sinistre. Quando abbiamo capito che il film era ambientato in quel paradiso, è stato inevitabile immedesimarsi in quella estate. Ci siamo concentrati su ogni inquadratura per vedere di riconoscere i posti. È seguito un febbrile lavoro con Google Earth, al termine del quale avevamo identificato Villa Albergoni di Moscazzano dove alloggiano i protagonisti, il monumento ai Caduti di Pandino, dove si dichiarano, il fontanile Quarantina, il Lago dei Riflessi e persino la trattoria dove la troupe è andata a mangiare durante le riprese. Non abbiamo invece trovato la vasca in pietra, ispirata agli abbeveratoi per gli animali da fattoria tipici della zona, dove Elio e Oliver sguazzano nella calura pomeridiana. Abbiamo scoperto che è stata costruita apposta per il film e subito dopo distrutta. Anche i peschi e gli albicocchi, che incorniciano tante scene, sono stati piantati per ragioni di copione. Comunque pare che questa caccia alle location di “Chiamami col tuo nome” abbia preso parecchio piede: tanti stranieri (pare molti cinesi e coreani), innamoratisi del film, si sono messi a cercare i luoghi in cui si consuma la passione dei due protagonisti, tanto che il Comune di Crema ha creato mappe e una audioguida dedicate. Ma il nostro itinerario va oltre i set: è un anello che tiene conto di una terra d’argini che ha molto da raccontare, a partire dalle sue origini, nel VI° secolo, al centro del mitico Lago Gerundo, una zona paludosa alimentata dalle acque del Moso, dell’Adda e del Serio, che aveva al centro un’isola, la Fulcheria, dove oggi sorge Crema (termine che deriva probabilmente dalla parola longobarda Crem, rialzo). La città venne edificata su quell’isola per difendersi dalle invasioni barbariche; ma tutt’intorno c’erano borghi fortificati, con torri, parecchie delle quali esistono ancora oggi e caratterizzano il paesaggio. Poiché c’erano esalazioni gassose di metano, che provocavano incendi, la popolazione locale decise che ci viveva un drago di nome Tarantasio, che uccideva i bambini. Questo drago sarebbe stato ucciso dal capostipite dei Visconti: per questo lo stemma di quella famiglia (e delle Alfa Romeo) è un biscione con un bambino in bocca