30 July 2013

Intervista a Gianluca Santilli

Il responsabile nazionale Fci del settore parla della rivoluzione culturale avviata per affermare la supremazia dell’etica e della difesa della salute nell’attività sportiva

Intervista a gianluca santilli

«Con l’introduzione dell’autocertificazione “etica” abbiamo dato il via ad una vera e propria rivoluzione culturale che era necessaria in un ambiente, quale è quello del ciclismo amatoriale, inquinato da logiche ad esso del tutto estranee che lo stavano negativamente condizionando. Al requisito della salute, attestata dalla certificazione medica che attesta la possibilità di svolgere sport agonistico si aggiunge, dal 1° gennaio 2014, quello dell’etica.

Chi ha avuto a che fare con il doping, per capirci, non si può più tesserare come amatore».

Così esordisce Gianluca Santilli, 56 anni, un passato agonistico nel nuoto e da amatore nella corsa nel triathlon e, da una decina di anni, nel ciclismo.

Dopo aver ricoperto il ruolo di Procuratore federale nella Fci, dall’inizio di questo quadriennio, l’avvocato Santilli è diventato responsabile nazionale del Settore amatoriale. Incarico che affronta con lo stesso spirito che l’ha condotto a vincere battaglie molto dure proprio per affermare la supremazia dell’etica nell’attività sportiva, con particolare riferimento al mondo dei giovani e degli amatori.

«Dobbiamo far comprendere a tutti gli amatori che, per la tutela della propria salute, bisogna riscoprire le logiche che muovono lo sport amatoriale, ovvero quella della passione, divertimento e del benessere fisico. Per questo motivo le decisioni assunte all’unanimità nell’ultimo Consiglio Federale hanno un profondo valore innovativo».

L’attenzione dei media e degli operatori di settore si è concentrata in particolare su due decisioni ben precise. La prima stabilisce che il passaggio dall’agonismo all’attività amatoriale sarà graduale: 4 anni per i professionisti, 2 per le donne, 1 per gli Elite e U23. La seconda invece, ha un profondo valore culturale ed introduce, per la prima volta nello sport amatoriale in Italia, un requisito “etico” per chi vorrà svolgere attività amatoriale.

Passiamo all’analisi dei due provvedimenti nel dettaglio.

Perché questo periodo di “decantazione” tra l’attività agonistica e quella amatoriale?

«La decisione risponde ad un’esigenza di tutto l’ambiente e risponde a due logiche, quella di rendere meno esasperata l’attività e, al contempo, di aumentare la sicurezza nelle manifestazioni. La presenza in gruppo di atleti particolarmente veloci ha creato in questi anni un pericoloso spirito di emulazione che ha stimolato anche comportamenti e pratiche non lecite, in una assurda logica emulativa. Inoltre, l’eccessivo divario tecnico tra chi ha l’allenamento del professionista e continua ad esser tale anche da amatore e la massa che invece pedala nel tempo libero, faticosamente ritagliato tra lavoro e famiglia, rende la gara molto meno gestibile dal punto di vista della sicurezza. I tutelati, ed è assurdo, sono i pochi che riescono a tenere ritmi appunto da professionisti mentre la maggior parte dei partecipanti è lasciata senza alcuna tutela dalle scorte tecniche.

Ovviamente la presenza di pro o ex agonisti non è esclusa nel gruppo, anzi è molto apprezzata dal movimento amatoriale, ma solo a fini ludici e fuori dalle classifiche».

La decisione sicuramente più innovativa, però, riguarda l’istituzione di un nuovo requisito per il tesseramento.

«Dal primo gennaio del prossimo anno ogni amatore che vorrà tesserarsi dovrà produrre un certificato (il cui modulo sarà presto scaricabile dal sito federale, ndr.) che attesti l’assoluta estraneità, nella propria vita, da vicende legate al doping, sia dal punto di vista sportivo che penale e/o civile. Un’autodichiarazione che riguarderà non soltanto eventuali condanne, ma anche procedimenti e indagini. Si tratta, di fatto, dell’introduzione di un nuovo requisito per potersi tesserare quale amatore».

Dal punto di vista pratico come farà la Federazione a controllare?

«Come nel caso del certificato medico, l’autocertificazione dovrà essere consegnata al Presidente di società che si preoccuperà di valutarne la veridicità e che, di conseguenza, ne risponderà di fronte alla Federazione quale responsabile legale».

Si è vociferato, prima del CF, dell’introduzione di nuovi certificati medici per lo svolgimento dell’attività. Poi invece, non sono state prese decisioni al riguardo. Cosa ci riserverà il futuro?

«Insieme alla Commissione tutela della salute si sta valutando quali ulteriori analisi e accertamenti introdurre per garantire ancora di più la salute degli amatori. Lo sforzo di una gara amatoriale merita tutta la massima attenzione e gli accertamenti oggi sufficienti per il rilascio del certificato medico agonistico sono considerati non del tutto adeguati per garantire all’atleta certi sforzi senza alcun rischio per la salute; qualsiasi indicazione proveniente dagli esperti, volta ad evitare episodi tragici, saremo pronti a recepirla. Ci tengo a chiarire che è in gioco la salute di ogni praticante e il nostro obiettivo è proprio quello di salvaguardare tutti, in modo che la pratica ciclistica, e sportiva in generale, diventi un momento di serenità e benessere e non il contrario».

È logico domandarsi se tutte queste novità troveranno sponda anche tra gli altri Enti di promozione sportiva.

«Il 29 luglio c’è stato un incontro della Consulta finalizzato a deliberare sulla normativa introdotta dalla Fci, che è già stata analizzata e discussa in quella sede e che ha trovato pieno consenso. Credo ci sarà quindi un totale allineamento».

 

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