Con una cerimonia elegante e insolitamente minimale per la grandeur francese, è stata presentata questa mattina la centodecima edizione del Tour de France, in programma dall’1 al 23 luglio 2023.
Il percorso segue un tracciato decisamente diverso rispetto alle ultime edizioni: non tanto il classico Grand Boucle, il riccio che si srotola sull’intera Francia, quanto più un serpentello che taglia in diagonale il territorio transalpino da ovest a est. Totalmente ignorata la parte nord del Paese, con eccezione di Parigi ovviamente (niente Loira, Bretagna, Normandia e Ardenne), e decisamente mortificata la parte sud (niente Provenza e qualcosa nella parte alta del Rhone Alpes). Una scelta che (speriamo per un solo anno) non tocca le vette iconiche della corsa francese, salvo poche eccezioni, ma infarcisce il tracciato di salite più anonime, più basse e probabilmente più impegnative nel loro complesso: vuoi vedere che salta fuori un Tour strepitoso, come quello del 2022?
Subito i Pirenei
Si parte da Bilbao, come annunciato da tempo. Al Tour piace l’internazionalità (nel 2024 si partirà da Firenze). Due tappe vallonate e parecchio rognose nei Paesi Baschi, dalle parti di Miguel Indurain, vincitore di cinque edizioni consecutive tra il 1991 e il 1995 e, il terzo giorno, l’arrivo in Francia, con due arrivi per le pedivelle bollenti. Poi, già alla quinta tappa, i Pirenei, mai affrontati così presto nella corsa gialla: Col de Soudet e il Col de Marie Blanque (è roba forte) e, nella frazione successiva, l’Aspin, il Tourmalet e l’arrivo in quota di Cauterest.
Poi il Massiccio Centrale
Seguono le due tappe di Bordeaux (sicuramente per velocisti) e di Limoges (probabilmente per velocisti, fughe da applausi permettendo) ed ecco il Massiccio Centrale. Tutti in piedi, e non per pedalare meglio: torna dopo 35 anni l’ascesa al Puy de Dôme. È arrivo di tappa, anche se verosimilmente sarà precluso (o limitato) al pubblico per via della strada tortuosa in mezzo a un Parco naturale protetto. Ma di gente ce ne era tanta il 12 luglio 1964 ad assistere all’infuocato duello tra Raymond Poulidor e Jacques Anquetil. E altrettanta ve ne era il 21 luglio 1967, quando lassù (stra)vinse Felice Gimondi. Insomma, nessun ciclista ha mai fatto il Puy, ma quelle rampe hanno scritto parte della storia gialla.
Segue il primo giorno di riposo, per leccarsi le ferite di nove tappe probabilmente fatte a tutta, come succede al Tour dove ogni chilometro è pirotecnico. Poi una manciata di tappe da imboscata ed eccoci alla tredicesima frazione, che arriva ai 1501 m di Grand Colombier, una salita non impossibile ma molto lunga (17,4 km al 7,1% di media).
A seguire le Alpi
Ed ecco le Alpi, con due tapponi in cui si fa sul serio (non che fino a qui si sia scherzato): quattro ascese - Col de Cou, Col du Feu, Col de la Ramaz e Col de Joux Plane - nei 152 chilometri da Annemasse a Morzine. E altrettanti nella tappa successiva, da Les Gets a Saint Gervais, 180 km con Col de la Forclaz de Montmin, Col de la Croix Fry e Cote des Amerand prima dell’arrivo in quota ai piedi del Monte Bianco.
Non è finita: il programma prevede una crono individuale corta (solo 22 km) ma insidiosissima. Si va contro il tempo fino ai 974 m di Combloux. Gli ultimi 6,5 km sono in salita, superando la Côte de Domancy: sì, è proprio quella del trionfo iridato di Hinault nel 1980, un Mondiale ritenuto da tutti come il più duro della storia del ciclismo (arrivarono al traguardo solo 15 corridori).
La tappa 17 (arrivo a Courchevel) è un’altra grandinata di salite, con il Col de Saisies, il Cormet de Roseland, la Côte de Longefoy (che può far più selezione in discesa - difficilissima - che in salita) e il Col de la Loze, valida come Souvenir Henri Desgrance (cioè la Cima Coppi in salsa francese).
E infine i Vosgi
Con due tappe interlocutorie, ci sia avvicina ai Vosgi. Dove l’ultima frazione prima della passerella di Parigi può rimescolare tutto, soprattutto in caso di classifica corta. È corta pure la tappa (Belfort - Le Markstein, 133 km), ma è appuntita come un elettrocardiogramma. E anche se non si superano mai i 1200 metri, è tutto un su e giù con ben cinque GPM e altre salite(lle) qua e là. Per fortuna il giorno dopo si arriva sul tradizionale circuito dei Campi Elisi (otto tornate in programma), che incorona - dopo 3.404 km - il nuovo re della Francia a pedali.