A stretto Giro: lo Stelvio, il grande assente

In una corsa a tappe di tre settimane come il Giro d’Italia il meteo può giocare un ruolo, a seconda dei casi, più o meno rilevante. Incontrollabile e prevedibile il giusto, è una variabile in grado d’incidere sullo stato di salute dei corridori, le loro tattiche in gara e, addirittura, sui percorsi che vanno ad affrontare, risultando in questo modo determinante per l’esito finale (o parziale considerando le tappe) della manifestazione

C’è l’alternarsi di caldo e freddo che può minare (come sta accadendo in queste ore in gruppo) le difese immunitarie già basse dei protagonisti, c’è il vento che può frustare e sparpagliare il plotone o rendere insidiosa una volata come quella vinta ieri da Milan, c’è la pioggia che fa emergere sensibilità e capacità di guida e, a volte, c’è anche la neve, soffice testimonianza di un gelo che dall’aria può penetrare facilmente nelle ossa e appesantire ogni movimento. A maggio, avere a che fare con un mix di queste condizioni è diventata ormai una consuetudine, a tal punto che si potrebbe seriamente pensare di riscrivere la famosa filastrocca “Marzo pazzerello guarda il sole e prendi l'ombrello” sostituendo il nome del terzo mese dell’anno con quello del quinto. Per non smentirsi, anche in questa edizione della Corsa Rosa, a 9 tappe dalla passerella di Roma il meteo sta risultando un fattore di un certo peso, procurando ritiri, raffreddori, sintomi influenzali e, pure, modifiche di tappe in corso d’opera. La notizia di ieri, attesa (anche troppo) spasmodicamente, è infatti che non si transiterà in vetta al Passo dello Stelvio (la Cima Coppi 2024) per motivi di sicurezza legati al pericolo valanghe ad alta quota e che perciò, in alternativa, si sconfinerà in Svizzera passando da Umbrailpass per poi riagganciarsi al tracciato originale della 15ª frazione a Spondigna. Tutto ciò non rappresenta una novità poiché negli ultimi 6 Giri solo una volta (nel 2022) non si è assistito alla cancellazione in medias res di qualche vetta sopra i 2000 metri: prima dello Stelvio, nel 2019 si era annullata la scalata al Gavia, nel 2020 quelle ad Agnello e Izoard (ma la corsa si disputava ad ottobre), nel 2021 quelle del Fedaia e del Pordoi e, infine, l’anno scorso, quella al Gran San Bernardo.

Il rifugio Tibet, sul passo dello Stelvio.

Senza andare ancora più indietro nel tempo, lo storico recente parla piuttosto chiaro: l’incertezza meteorologica, legata al cambiamento climatico in atto, comporta che, qualora siano in programma al Giro scalate sopra i 2000 metri, la loro percentuale di cancellazione sia in partenza del 50% o giù di lì. Da qui sorge spontanea una domanda che in parecchi, sui social e non, si sono fatti: perché continuare a proporle? Perché insistere nel voler sfidare il meteo per poi uscirne irrimediabilmente sconfitti? Perché dunque, alla luce di ciò a cui puntualmente assistiamo in maggio, non desistere dall’elaborare frazioni con difficoltà simili? Intanto, chi progetta tappe con salite di questo tipo ormai, di pari passo, mette a punto sempre anche un piano B da tirar fuori in caso di necessità, una soluzione questa che consente quindi, piuttosto tranquillamente, di fare comunque un tentativo e mantenere il tracciato originale fino all’ultimo. Ma, la risposta a queste domande è una sola: si insiste con le salite ad alta quota perché sono quelle che accendono la fantasia del pubblico, che portano i tifosi ad affollarle dando vita a cornici uniche. Sono quelle le asperità che occupano un posto speciale nel cuore e nell’immaginario della gente, quelle che elevano il gesto della pedalata, che incoronano i grandi scalatori e che portano ad emergere i campioni. Sono quelle le altitudini che suscitano timore, quelle dove si sono scritti capitoli memorabili della storia del ciclismo e dove, più di ogni altro posto, si spera di goderne di nuovi. Toglierle o, peggio ancora, escluderle tutte a priori quindi, magari non sminuirebbe l’evento, ma lo priverebbe di un grande motivo di richiamo, tecnico e scenografico, e un elemento in grado di marchiare la corsa, renderla attrattiva e unica. Quindi sì, le ragioni per sfidare il meteo e includere questo tipo di difficoltà nel disegno del Giro non mancano. Poi, come quest’anno con lo Stelvio capiterà di essere respinti…ma si avrà sempre una strada alternativa da percorrere.

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