A stretto Giro - tappa 15: il mago

Tadej Pogačar ha riservato per la 15^ tappa, la più dura e la più prestigiosa, l'ennesimo coup de théatre, divorando strada e avversari negli ultimi chilometri della la Manerba del Garda-Livigno (222 km). Alle sue spalle Nairo Quintana (Movistar Team) e Georg Steinhauser (EF Education-EasyPost) che avevano coraggiosamente tentato la fuga prima dello sloveno

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Anche se le sue sembianze, la sua vita e i suoi atteggiamenti parrebbero dire il contrario, Tadej Pogačar è tutto fuorché normale. La sua irrisoria facilità nel pedalare, la sua scandalosa capacità di sdrammatizzare nei momenti in cui la tensione e la fatica solitamente ottenebrano muscoli e cervello, la sua naturalezza nel tramortire corse e rivali e far passare il tutto come qualcosa di semplice non appartengono alle persone comuni, sono solo ed esclusivamente sue. Qualcosa del genere non si vedeva da decenni (ma più probabilmente da sempre) e pertanto ogni reazione è perfettamente lecita: sorprendersi, esaltarsi, ammutolirsi, restare increduli… Davanti a prestazioni in sella a una bicicletta come quella di ieri nel finale della 15ª tappa è impossibile rimanere insensibili o lucidi, aggrapparsi alla ragionevolezza è un esercizio vano, si potrebbe dire inumano, esattamente come le gambe e lo sforzo di colui che ieri, attraverso uno scatto e una rimonta tramortenti, ha scritto una pagina memorabile della storia del ciclismo costringendo l’Enciclopedia Treccani a inserire frettolosamente una sua foto a fianco della voce ‘assurdo’.

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Tadej Pogačar non è normale. Anche quando pensi che ti abbia già impressionato a sufficienza, eccolo puntuale sfoderare una nuova magia e sorprenderti con gesti come un sorriso a meno 900 metri dal traguardo su un tratto al 10%, un “Woo” urlato alla telecamera ai -400 (sempre su pendenze da capogiro) o il rendere per la prima volta evidenti i segni dell’età che avanza sul viso di Quintana. Sono azioni le sue che rifuggono l’ordinario. Ieri, di fronte all’incredibile ritmo con cui Pogačar è andato a raccattare per strada i fuggitivi della prima ora, anche i rilevamenti cronometrici e le relative grafiche televisive sono saltate in più d’una circostanza lasciando così ripetutamente spaesato il pubblico che da casa assisteva in diretta all’impresa del fenomeno sloveno, quella con cui il due volte vincitore del Tour de France ha dato un’altra (definitiva?) mandata alla pratica Giro d’Italia. 2’47” Bardet, 2’50” Martinez e Thomas, 2’58” Rubio e O’Connor, 3’05” Arensman: questi i distacchi rifilati a Mottolino dal nativo di Komenda, dati destabilizzanti al pari di quello relativo al distacco tra la maglia rosa e il secondo della generale dopo 15 tappe. Un gap di 6’41” infatti non si registrava dal 1954 quando, dopo la crono Gardone-Riva del Garda di 42 km vinta da Koblet, l’elvetico Carlo Clerici arrivò ad avere un margine di 14’18” sull’olandese Gerrit Voorting. 70 anni dopo, in un ciclismo completamente diverso, Pogačar è riuscito laddove nemmeno Merckx, Hinault, Anquetil, Gimondi, Moser, Bugno, Indurain, Pantani, Contador e Nibali erano arrivati e questo dice tutto su quanto sia memorabile ciò a cui stiamo assistendo grazie a uno degli alieni sportivi peggio camuffato da uomo che si sia mai visto nella storia.

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Le maglie della giornata

  • Maglia Rosa, leader della Classifica Generale - Tadej Pogacar (UAE Team Emirates)
  • Maglia Ciclamino, leader della Classifica a Punti - Jonathan Milan (Lidl-Trek)
  • Maglia Azzurra, leader del Gran Premio della Montagna - Tadej Pogacar (UAE Team Emirates)
  • Maglia Bianca, leader della Classifica Giovani, nati dopo il 01/01/1999 - Antonio Tiberi (Bahrain Victorious)
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